Carlotta e Giacomo

Le valigie erano già disposte ordinatamente nel bagagliaio, mentre il sole saliva alto nel cielo. Erano anni che Carlotta e sua sorella Silvia non si facevano una vacanza, più o meno dall’ultima volta in cui il nonno era ancora vivo. Adoravano trascorrere del tempo insieme, ma negli ultimi anni gli impegni familiari di una e lavorativi dell’altra hanno costretto le due a rinunciare alla solita vacanza estiva che veniva trascorsa nella loro casa di proprietà al lago.

Carlotta si ricordava di come in adolescenza quella casa era divenuta il nido d’amore di lei e Giacomo, il figlio del giardiniere che era stato ingaggiato da suo padre per tenere sotto controllo le erbacce e potare le aiuole. Si ricordò immediatamente degli occhi di quel meraviglioso giovane, scuri come la notte e intensi come il buio, tanto che gli abitanti del posto lo chiamavano affettuosamente “pantera”. Pantera…era così che lei lo chiamava durante la sera quando i suoi andavano a dormire e le sgattaiolava via dalla finestra per raggiungerlo in riva al lago. Un sorriso le spuntò in viso, mentre la sua testa sembrava aver rispolverato una sensazione tanto potente quanto antica. Cosa le stava accadendo? Perchè tutto a un tratto sembrava triste al ricordo di aver perso quel ragazzo per sempre? Un nodo alla gola le fece capire che quella vacanza al lago le avrebbe rispolverato tante sensazioni ed emozioni tenute a bada per anni, emozioni che solo Giacomo era stato in rado di tirare fuori.

Una volta arrivati alla casa, Carlotta ebbe un sussulto: tutto era rimasto immobile, uguale. In quella casa sembrò che il tempo si fosse fermato, tanto che rovistando nel suo armadio, Carlotta trovò ancora i suoi vestiti da ragazza. Gonne, cardigan e jeans affollavano la stanza, riempendo l’ambiente di polvere. Carlotta guardava compiaciuta i vecchi abiti, mentre teneva tra le mani una vecchia gonna sgualcita e con uno sguardo malinconico si rivolgeva alla finestra. Si ricordò dell’ultima volta che la indossò. Era fine Agosto e i suoi genitori, come al solito, erano già andati a dormire prima delle undici di sera. Quatta quatta si levò il pigiama, facendo attenzione a non fare rumore, si vestì ed usci dalla finestra. Mettersi la gonna non era stata una buona idea, dato che per scendere dovette necessariamente scivolare giù dall’albero, stando sempre attenta a non fare il minimo rumore. Il risultato fu disastroso, poiché le gambe di Carlotta si graffiarono profondamente. Giacomo, o meglio Pantera, assistette a tutta la scena e fu dura per lui non ridere a squarciagola per quanto era divertito.

“Buonasera Carlotta, da quanto hai sviluppato questo spirito atletico?” le disse Giacomo in tono scherzoso. Dal canto suo Carlotta rispose con una smorfia mentre dentro di se si chiedeva come aveva fatto ad essere ancora tutta intera. Quella sera fu strana per entrambi. Era l’ultima sera che Carlotta avrebbe passato al lago prima di trasferirsi in un’altra città per iniziare all’università. L’aria era tesa e nervosa, ma allo stesso tempo una vena romantica e malinconica circondava i due che avevano una voglia tremenda di amarsi. La panchina vista lago, posizionata vicino alla riva, offriva uno scenario davvero suggestivo. Le piccole lucciole brillavano nell’oscurità, mentre il riflesso della luna si rispecchiava sulla superficie dell’acqua come se essa fosse uno specchio. Carlotta non parlò. Era esattamente dove voleva essere con la persona giusta. D’altro canto Giacomo, nonostante la fama da duro e da ragazzo ribelle, non potè fare a meno  di notare una strana malinconia dentro di lui. Con la mano accarezzò le gambe nude della ragazza, mentre con lo sguardo le fissava le labbra. Carlotta si voltò e non appena vide il volto di Giacomo sentì come in maniera automatica il bisogno di poggiare delicatamente le labbra alle sue, dimenticando tutto il resto. Il lago, la luna e le lucciole immediatamente sparirono dalla sua testa, la quale ora era incentrata solo su quel bacio profondo e romantico. Nuove emozioni saltarono fuori all’improvviso, come se fossero state tenute rinchiuse per tutti quegli anni all’interno del suo cuore. Entrambi i ragazzi ora si sentivano liberi, in grado di poter fare qualsiasi cosa, poiché quando si scopre l’amore si pensa davvero di essere invincibili. Entrambi sgattaiolarono in acqua. Ancora semi vestita Carlotta si gettò nel lago freddo facendo attenzione a non scivolare. Nonostante il freddo e l’umidità i due ragazzi presero a ridere e a baciarsi con più foga di prima, nuotando e scherzando come due bambini.

Carlotta sentì Silvia entrare nella stanza.

“Cosa ci fai ancora qui, aiutami a scaricare i bagagli dalla macchina!” l’ammonì.

Carlotta posò la gonna azzurra nell’armadio, facendo attenzione che non si rovinasse ulteriormente. Da un lato potè vedere un piccolo squarcio che si era procurata quella notte scendendo dall’albero. Di nuovo si sentì libera come era stata l’ultima volta.

Carla

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