Da un momento all’altro mentre il sole continua a splendere
Sole splendente alto nel cielo, rondini che si rincorrono in mezzo alle poche nuvole rimaste e un giovane Marco, giovane dentro, nonostante i suoi 60 anni anagrafici, si prepara per un’altra giornata da affrontare con la sua solita grinta. Marilena è in cucina, non le piace cucinare, di solito ci pensa Marco, ma stamattina è particolarmente ispirata. Sarà che è il loro quarantesimo anno di matrimonio, sarà che quei quarant’anni sembrano essere volati, ma lei ha tanta voglia di preparare una torta alle mele.
Sono una di quelle coppie unite Marco e Marilena, da romanzo Harmony: due figlie laureata e in carriera che vivono all’estero, un cane, Thor, un labrador affettuoso di 8 anni, una villetta con un piccolo giardino che Marco cura come fosse il più sensibile dei suoi figli.
Il loro racconto potrebbe anche terminare qui, sono pochi i sentimenti oltre la gioia.
Invece no, stamattina il loro anniversario è differente. Marco inciampa, cade, urta la testa, perde conoscenza.
Pronto soccorso. Medici. Infermieri. Terrore. Paura di morire. La vita che passa davanti con i suoi fotogrammi sfumati. Angoscia. Clacson delle auto nel tragitto fino all’ospedale. Brividi sulla pelle. Le rondini non c’erano più. Il sole nemmeno.
Marilena rimane otto ore a vegliare il marito durante la notte, un marito che fino a pochi minuti prima era il suo pilastro, il suo passato, il suo presente, il suo futuro, l’unico futuro che riesce a concepire. Prega anche se non è mai stata credente, piange anche se è abituata a ridere, la mente è offuscata, lui sembra dormire.
I medici non si sbilanciano, anzi dai loro occhi trapela un certo pessimismo, “il danno è stato grave, non sappiamo cosa può succedere”, Marilena abbraccia i medici, e con il corpo vicino vuole dire loro: salvatelo, è la mia vita.
I parametri vitali peggiorano.
Le figlie di Marilena e Marco si precipitano in ospedale, loro – come tutte le figlie ed i figli – pensano che i genitori siano immortali – sono affrante, a pezzi. “Papà noi ci siamo, papà svegliati ti prego, papà affronteremo tutto”. Ma Marco non dà cenni. “Se mi senti muovi la mano”. Ma Marco non dà cenni.
Marilena è una moglie, ed è una mamma. Delle sue figlie sente ogni minima vibrazione, ogni palpito, non c’è bisogno che loro parlino. “Adele, mi devi dire qualcosa?” chiede alla figlia minore “Eh, non ora”. Adele è incinta, e la mamma l’ha capito guardando i piccoli cambiamenti del corpo. Ma Adele pensa che non sia quello il momento per dirlo, non vuole interrompere quel flusso di dolore.
“Invece è ora il momento!” urla di gioia Marilena, dillo, dillo forte, “Aspetto un bambino, mamma”.
Quella stanza di ospedale trasudava un’atmosfera strana, di vita mista a morte, di lotta tra la vita e la morte, di voglia di nascita e di rinascita, ma nessuno era in grado di decodificare tutto quel tripudio di emozioni che arrivava in faccia come aria compressa. Il cuore è un organo strano, pulsa e va per conto suo, qualsiasi cosa accade lui continua a battere, e anzi incalza quando le emozioni si fanno più intense.
Nel silenzio generale di chi non sa cosa provare, una lacrima sottile e timida, scende dall’occhio sinistro di Marco. “Può essere un riflesso involontario” bloccano subito i medici.
“No, mio marito c’è, ha sentito”
Dopo qualche minuto, Marco stringe la mano di Marilena che nel frattempo non l’aveva mai allontanata dalla sua, la mano di Marco era fredda, ma era la mano di chi con tutta la forza d’animo che solo l’amore è in grado di regalare. Nessun riflesso involontario quindi, Marco Marilena Adele e Sandra insieme disegnavano il loro nuovo percorso.
Rossella C.