Storia di un amore immaginario

Cara R. ,
credo sia ora di far chiarezza e di rivelare finalmente come il mio cervello mi abbia ingannato per anni continuando a proiettare un film in un cinema vuoto.
Vorrei scusarmi con te ma sono stato vittima di una serie di pensieri concatenati, nulla di scabroso eh sia chiaro, ma quando il mondo ci appare in bianco e nero il sogno di una tavolozza di morbidi colori porta alla tentazione di immergersi in quell’universo che non esiste ed io, essendo un discreto nuotatore, mi ci sono immerso in apnea.
Ci conoscemmo in una data circostanza più o meno casuale, dietro un angolo, ognuno camminava per le sue dopo aver fatto una fila. Certo, molto all’italiana come cosa, non trovi?

Molto goffamente tentai di far colpo vestendo i panni di un clown, d’altronde che speranza abbiamo noi bruttini di vedere il sorriso di qualcuno se non quella di far ridere le persone di proposito, impersonando il goffo finto-cinico, quello che sembra prenda tutto come uno scherzo?
Beh lo feci, mi venne del tutto naturale. Magari si, sono un vero pagliaccio mancato.
Alzai lo sguardo e ti guardai negli occhi.
Sentii un piacevole calore irradiare il mio corpo, la sensazione di benessere avvolgente di quando ci si siede in una piscina di meravigliosa acqua calda. L’universo contraddisse se stesso, si fermò improvvisamente e tale restò per alcuni secondi. Fiumi, venti glaciali, maree e stormi migratori : si erano fermati tutti.
Ridesti.
In seguito ci siam visti poi diverse volte. Sei stata il primo colore della mia vita ma si sa, i pagliacci…gentaglia, sono pieni di problemi. Per loro è facile fare idiozie, ma hanno qualche difficoltà a togliersi il cerone ed il sorriso dipinto.
Il tempo portò a termine il suo compito. Allontanare, sbiadire, rendere sempre più deboli i rapporti fra le persone fino ad arrivare al giorno in cui, senza quasi accorgersene, tutto è finito, passato, come una nave che salpa dal porto e diventa gradualmente più piccola, sempre più piccola fino a sparire all’orizzonte.
Per me non funzionò così.
Nonostante la nave fosse salpata, io conservai vivo il suo ricordo. La vedevo tutti i giorni in un raggio di sole, su un lungomare, fra le note di una canzone. Continuavo a rivivere quel giorni all’infinito. Il film prosegue, signori miei, un altro giro un’altra corsa.
Ero circondato dal bianco e dal nero, ma nelle mie pupille erano ancora riflessi quei colori morbidi di quei giorni.
Sai che osserviamo stelle estinte da migliaia di anni nel cielo? Eppure la loro luce illumina ancora le notti più buie sul pianeta.

“Avresti dovuto dirle …” cosa? Cosa avrei dovuto? Io sono solo un pagliaccio di mondo, non ne sono capace.
I pagliacci devono far ridere, al più si rallegrano quando il loro scopo è raggiunto.
A nessuno interessa davvero il volto dietro il cerone.
Finito lo spettacolo, il pagliaccio cessa di esistere.

Un sognatore

Loading