Lo amo, lo amo ancora, lo amerò per sempre

Lo aveva conosciuto dieci anni prima, mentre era appoggiata sulla riva del mare ad ascoltare il rumore delle onde. Era l’uomo che da sempre aveva sognato. Spalle larghe, accoglienti, occhi neri intensi. Con quelle mani l’avrebbe potrete, con il suo corpo l’avrebbe scaldata.

Lo capì subito che quella scintilla era una scintilla di passione. “So già che lo amerò per sempre”, si diceva, anche se non ne sapeva nemmeno il nome. E in effetti aveva ragione, qualche lusinga ed erano già pazzi d’amore l’uno per l’altra. Anni di sentimento, di intimità, di ritrovarsi a baciarsi per ore davanti al camino di casa di loro. La loro vita insieme era come una nuvola rosa sospesa nell’aria, come disegnare un cuore gigante e scriverci dentro la parola amore.

Gli anni trascorsero velocissimi, tutti pieni di gioia e tenerezza. Fino a che un giorno lui le disse “forse non provo più le stesse cose di prima”. Fu come una pugnalata, anzi forse peggio, come un cuore che si frammenta in tanti piccoli pezzetti. Lei rimase in silenzio, sperava fosse un incubo, non riusciva a realizzare quello che stava accadendo, non voleva prendere atto della realtà.

Dopo poco lui andò via. Lei passava tutte le giornate stesa sul divano a piangere, era impossibile da consolare, quell’amore così splendido e pulito non poteva diventare soltanto un ricordo. Come riconquistarlo? Si chiedeva dalla mattina alla sera, ma in fondo lei non sapeva nemmeno perché quell’amore fosse finito. Forse non era più attraente ai suoi occhi? Forse aveva conosciuto un’altra? Forse ormai lei lo annoiava? “Lo amo ancora” si ripeteva, “amo quei nomignoli buffi che mi dà, amo le sue piccole manie come controllare sempre se la macchina sia veramente chiusa, amo quando mi prepara il caffè con la panna, amo i suoi occhi, amo tutto di lui, lo amo ancora, e lo amerò per sempre!”

Le amiche tentavano di darle una mano, i suoi genitori anche se ormai anziani facevano di tutto per farla stare meglio, suo fratello andava a trovarla ogni giorno, ma lei nemmeno apriva la porta.

Una domenica pomeriggio, mentre le lacrime solcavano per l’ennesima volta il suo viso, suonò il campanello della porta. Era lui! Lei avrebbe dovuto essere arrabbiata, ma nulla sentiva solo un enorme sentimento pervaderle il corpo e l’anima.

“Sono andato via perché…”, cominciò lui, ma lei lo fermò subito e disse “Non mi interessa, voglio solo che torni, è questo il tuo posto, il nostro posto”. Ma lui una spiegazione voleva assolutamente dargliela e si mise a raccontare di aver temuto per la sua salute, di aver avuto paura di essere afflitto da un brutto male, e che quindi non volendo vederla soffrire per causa sua, si era allontanato. Quella diagnosi però era sbagliato, lui non aveva nulla, era sano, e pronto a tuffarsi di nuovo nella loro storia.

Lei scoppiò in un pianto di liberazione, forse era quella la felicità: quella sensazione di sollievo, di cuore leggero, di amore sincero e di vita che ricomincia con tutta la sua forza.

Si abbracciarono, si strinsero forte, un corpo avvinghiato all’altro per fare in modo di non staccarsi mai più, qualunque cosa fosse accaduta. Passarono ore in silenzio, che somigliava tanto a quel silenzio di quando si erano conosciuti. Quella sera andarono a fare una passeggiata sulla riva del mare, mano nella mano, con gli occhi rivolti al cielo per ringraziare per quel gigantesco dono dell’amore. Poi tornarono a casa, scaldati dal tepore del loro nido, lei si avvicinò all’orecchio di lui e sussurrò “lo amo ancora, lo amerò per sempre”, queste sono le frasi rivolte a te che mi son ripetuta per tutto questo tempo, quelle che mi hanno tenuto in vita!

Rossella C.

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