Fuori Tempo

Claudia aveva quarantotto anni e un matrimonio che, dopo ventidue, sembrava più un’abitudine ben rodata che una vera scelta d’amore. La casa era ordinata, il marito gentile ma distante, e i figli ormai grandi e impegnati a costruire la loro vita altrove. Ogni giorno si svegliava, si vestiva con cura, usciva e tornava sempre uguale, in una routine che non faceva più male, ma nemmeno bene.

Fu al nuovo progetto in azienda che lo conobbe. Andrea. Ventotto anni, occhi pieni di idee, entusiasmo e quella disarmante leggerezza di chi ha ancora la convinzione di poter cambiare il mondo. Lei, all’inizio, lo osservava con lo scetticismo di chi ha già visto molte cose passare. Ma Andrea era diverso. Non cercava di impressionarla, non la trattava con l’imbarazzo o la condiscendenza che spesso gli uomini più giovani usano con le donne più adulte. La guardava. L’ascoltava davvero.

Era cominciato tutto con i pranzi in mensa, poi qualche caffè fuori orario, le risate complici davanti ai monitor, le chiacchiere sul treno del rientro. Una sera pioveva forte, e lui le offrì un passaggio. In auto, mentre il tergicristallo accarezzava il silenzio, Andrea la guardò negli occhi e disse, come se stesse dicendo qualcosa di semplice, come “passami il sale”:
“Sei bellissima, Claudia. Ma lo sai già.”

Lei rise. Per imbarazzo, per autodifesa, forse anche per paura.
Ma da quella sera, qualcosa si incrinò dentro. E quando una crepa si apre, o la ripari subito… o diventa una frattura.

Iniziò a cercarlo con lo sguardo in ufficio. A vestirsi con più cura, a sentirsi viva nei minuti che precedevano un incontro fortuito. E poi arrivarono le mani sfiorate per sbaglio, le pause troppo lunghe, i messaggi fuori orario. Fino a quando, un venerdì sera, rimasero soli in ufficio. Nessuno dei due disse nulla. Si guardarono, si avvicinarono, e si baciarono. Lì, tra le luci al neon e i fogli sparsi sulle scrivanie, il mondo sembrò perdere logica. E Claudia, per la prima volta dopo anni, si sentì desiderata. Scelta. Vista.

Quella notte cambiò tutto. Ma non come nelle favole.

Claudia era madre. Moglie. E donna. Non era facile conciliare tutto. Viveva divisa in due: la Claudia delle mattine, quella del “tutto va bene” e del “ho solo un po’ di lavoro in più”, e la Claudia dei messaggi cancellati, delle fughe nel parcheggio, degli sguardi che bruciavano anche a distanza. Andrea, dal canto suo, era travolto da qualcosa più grande di lui. Diceva di amarla. Di volere una vita con lei. Ma Claudia sapeva: lui voleva anche figli, viaggi improvvisati, futuro. Lei invece portava con sé il passato.

Il marito intuì qualcosa. Non fece scenate, ma diventò ancora più silenzioso. I figli la chiamavano meno. E Claudia si trovò stretta tra un amore che le faceva sentire il cuore di nuovo vivo, e una vita costruita con fatica che rischiava di andare in frantumi.

Un giorno Andrea le propose di scappare insieme. Le disse: “Non ti chiedo una risposta ora. Ma non posso restare in una storia segreta per sempre.”

Claudia rimase zitta. Aveva le lacrime agli occhi, ma non erano di felicità.
Perché a volte amare non basta.
Perché a volte arrivi troppo tardi… o troppo presto nella vita di qualcuno.

Claudia non scappò. Non tornò nemmeno a casa con leggerezza. Scelse il silenzio, per un po’. E poi, piano piano, scelse sé stessa. Non il dovere. Non Andrea.
Scelse di stare nel mezzo. Di rimettere insieme i pezzi, senza negare quello che aveva provato.

Ancora oggi, quando lo incrocia nei corridoi – lui con una nuova vita, lei con un sorriso appena accennato – si capiscono senza parlare. Si ricordano, ma non si appartengono più.

Eppure, ogni tanto, quando piove, Claudia chiude gli occhi. E in quel rumore lieve, sente ancora il battito di un amore impossibile… ma mai dimenticato.

Daniele

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