Innamorarsi di un collega appena conosciuto
Come ogni mattina, Laura si svegliò per andare a lavoro. Si alzò dal letto in fretta, senza prestare attenzione agli oggetti intorno a sé. Da quando si era trasferita nella fredda Milano, la sua cameretta soleggiata del profondo sud le sembrava solo un ricordo lontano. Aveva trovato lavoro in un’importante azienda e, come accade a molti giovani freschi di laurea, aveva deciso di mollare tutto e cambiare vita, senza guardarsi indietro. Scese in fretta le scale e si precipitò in fermata per aspettare il tram, ansimando e guardando il suo orologio che segnava minacciosamente 10 minuti di ritardo, quando all’improvviso sentì una voce.
-“Laura ti serve un passaggio?”-, disse una voce poco lontana da lei.
Si voltò e notò che alle sue spalle vi era un ragazzo dall’aria familiare, fermo al semaforo all’interno di una decappottabile grigia. Laura ci mise un po’ a collegare la voce al volto, mentre cercava di osservare attentamente il ragazzo. Il viso pallido contornava un paio di occhi blu scuro e delle labbra scarlatte che accennavano un sorriso timido, mentre i capelli, biondi come il grano, nascondevano una piccola cicatrice sulla fonte, appena visibile.
-“Non dirmi che non ti ricordi di me”- disse il ragazzo, accentuando il sorriso e divenendo leggermente rosso sulle gote.
-“Sono Michael, il nuovo stagista dell’azienda”-. Al semaforo scattò il verde. Subito una fila di macchine imbestialite suonò il clacson, ma il ragazzo non si mosse.
-“Sono un tipo apposto sai, non ti mordo mica!”-. Laura sembrò all’improvviso rendersi conto della situazione nella quale si trovava: stava bloccando il traffico per osservare da vicino gli occhi di uno sconosciuto. Non era proprio da lei. In men che non si dica aprì la portiera e sgusciò dentro l’auto che partì a gran velocità lasciando alle spalle gli insulti e le imprecazioni degli automobilisti che erano rimasti bloccati un’altra volta dal semaforo. Laura si chiese come aveva fatto lei, una ragazza timida e con la testa sulle spalle, ad accettare un passaggio da un ragazzo che aveva intravisto a malapena durante le ore di lavoro. Non poteva fare a meno di guardargli le mani, che si muovevano con le dita affusolate lungo il volante della macchina.
-“Beh, il gatto ti ha mangiato la lingua?”-, chiese in tono sarcastico Michael.
Laura sorrise e scostò una ciocca dei suoi capelli neri dietro l’orecchio. Lo ringraziò timidamente mentre continuava a fissarlo: era strano, ma non riusciva a toglierli gli occhi di dosso. Arrivarono in ufficio e Laura, dopo aver ringraziato nuovamente il ragazzo, corse in ufficio facendo ben attenzione a non essere vista dal suo capo. Rossa in viso si apprestò ad andare alla sua scrivania, quando notò che essa non era più la sola in quella stanza. Non fece in tempo a chiedere di chi fosse l’altra postazione che Michael entrò nella stanza, stavolta con un sorriso ben marcato. Laura non potè fare a meno di notare quanto fosse alto. Ancora una volta rimase immobile a fissare i grandi occhi blu che scrutavano con aria attenta l’ambiente circostante, mentre si portava nervosamente la mano sulla bocca. Si stava per caso innamorando? Scosse la testa. “Impossibile” pensò. Lei era una ragazza razionale, non si lasciava certo sedurre dal primo ragazzo che incontrava.
Michael poggiò lo zaino che teneva sulle spalle accanto alla sedia, mentre con l’aria di chi è sicuro di sé, si avvicinò a Laura sempre più vicino al suo viso.
-“D’ora in poi dovremmo lavorare insieme”-, esordì, lasciando la ragazza confusa, ma allo stesso tempo curiosa.
-“Dovremmo conoscerci meglio, non credi? Stasera vorrei portarti in un posto…carino”- le disse guardandola dritta negli occhi scuri. Una strana sensazione allo stomaco le sovvenne, rendendola ancora più confusa. “Ci conosciamo a malapena e già mi chiede di uscire?” pensò Laura tra sé e sé, credendo che fosse tutto una follia.
-“Va bene, ci vediamo alle otto sotto casa mia”-, rispose prontamente, stupendosi della sua reazione e chiedendosi in che guaio stava per cacciarsi.
Alle 8 in punto, Laura scese le scale per incontrarsi con Michael. Lo vide appoggiato alla sua decappottabile grigia, con una camicia bianca che sembrava donargli molto. Il viaggio verso la destinazione sconosciuta, non sembrò pesare affatto ai due, che come vecchi amici che si incontravano dopo anni per caso, iniziarono a parlare del più e del meno. Michael raccontò gran parte della sua vita, a partire dalla sua infanzia trascorsa nelle campagne francesi, al suo trasferimento a Milano. Laura sembrò come ipnotizzata dalla sua voce. Non aveva mai conosciuto un ragazzo con una vita così piena ed affascinante tant’è che sarebbe stata ore intere ad ascoltarlo senza batter ciglio.
L’appuntamento, si mostrò un vero successo. La gentilezza di Michael, la bontà del cibo e il feeling che aveva contornato la serata, rese Laura meno rigida e più rilassata. Si rese conto che non aveva mai conosciuto un ragazzo come Michael e che lentamente, si stava innamorando di lui. Al contempo, Michael pensava che una ragazza come Laura fosse una rarità e che anche lui, stava perdendo la testa per lei. Arrivarono sotto casa di Laura che era ormai notte fonda. La città sembrava immersa anch’essa in un sonno profondo, mentre di tanto in tanto si potevano udire gli schiamazzi di qualche ragazzo che aveva alzato il gomito. Era chiaro che tra i due era nato qualcosa, un legame che li accomunava e che non se ne sarebbe andato va facilmente. La dolcezza e la timidezza di Laura erano una calamita per la dolcezza e la sfrontatezza di Michael, il quale lentamente, decise di baciare le sottili labbra di Laura con delicatezza, come se non volesse rovinare qualcosa di altamente prezioso. Dal canto suo Laura, baciò il ragazzo con passione e coinvolgimento, mettendo da parte in un angolo della sua testa tutte le sue insicurezze e le sue paure. Ora non le importava di nulla, se non solo di baciare Michael. Rientrò a casa di soppiatto, cercando di non svegliare gli inquilini del piano di sotto. Sgattaiolò svelta a letto, con ancora il trucco sugli occhi, un gran sorriso sulle labbra, la testa piena di pensieri, le mani tremanti, e lo stomaco circondato di farfalle.
Andrea M.