Noi, tra le ore sospese

Si incontravano sempre nel silenzio.
Non c’erano promesse, ma ogni sguardo diceva tutto.
Erano due anime fuori tempo, due corpi che si cercavano
come chi ha fame di qualcosa che il mondo non gli ha mai dato davvero.

Lei arrivava con il passo incerto e gli occhi pieni di parole non dette.
Lui la aspettava come si aspetta la pioggia in mezzo al deserto:
con desiderio, con bisogno, con una pazienza che brucia.

Non erano liberi, ma erano veri.
Ogni bacio era un grido tenuto dentro. Ogni abbraccio, un rifugio temporaneo.
Nei loro incontri rubati al mondo, c’era più verità
che in mille vite vissute nella menzogna della routine.

Parlavano poco. Si toccavano come se il tempo potesse finire da un momento all’altro.
E in fondo, finiva sempre.
Lei tornava alla sua vita, lui alla sua solitudine.
Ma in quell’ora sospesa che si ritagliavano tra la realtà e il sogno,
erano tutto ciò che avrebbero voluto essere.

Non potevano chiamarsi “noi” davanti agli altri,
ma nel loro cuore quel “noi” esisteva eccome.
Viveva nei messaggi spezzati, nei pensieri notturni,
nelle assenze che facevano più rumore di mille presenze.

Forse non avrebbero mai avuto un domani.
Ma avevano avuto un amore.
Vero, crudo, profondo.

Un amore che non si dimentica.
Perché certe storie non finiscono:
si fermano solo in un punto preciso dell’anima,
e da lì continuano a vivere, ogni volta che chiudi gli occhi.

Andrea

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